I sottomarini della Classe Toti, sono stati i primi sommergibili postbellici, costruiti in Italia nei tardi anni '60. La classe era costituita di quattro battelli molto piccoli e ben realizzati il cui scopo era di spiare il passaggio di altri sottomarini nelle acque italiane, con una silenziosità notevole per l'epoca e certamente aiutata dalle modeste dimensioni. La durata delle missioni media per questi sottomarini era di 14-16 giorni. Alla fine della guerra fredda questi sottomarini vennero impiegati solamente nell'addestramento. Questi battelli, che vennero classificati SSK (Submarine Submarine-Killer), cioè destinati alla lotta ASW con compiti di scoperta e attacco di altre unità subacquee immerse, avevano una buona dotazione di sensori, di sistemi di comunicazione e di guerra elettronica.
L'armamento era di 4 tubi lanciasiluri prorieri per il lancio di siluri multiruolo antinave-antisommergibile A184 a filoguida e a testa autocercante asserviti a una centrale di lancio elettronica. Inizialmente erano dotati anche di 12 mine. L'armamento e l'autonomia adatti solo per missioni a media-corta autonomia fece sì che si passasse presto a sottomarini più grandi ed efficienti, sia pure apparentemente meno popolari, la classe Sauro, sui quali vennero trasferiti esperienze e particolarità dei battelli della classe “Toti”.
Entrati in servizio nel 1968-69, i “Toti” sono stati assegnati inizialmente alla base di La Spezia per essere trasferiti a partire dal 1971 ad Augusta, inquadrati nel 2° Gruppo Sommergibili (GRUPSOM2) del Comando Sommergibili
Dei quattro esemplari due sono stati preservati come navi museali: Il Dandolo è custodito presso l'Arsenale di Venezia, mentre il Toti, è custodito al Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci di Milano.
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